Il pad Thai è uno dei piatti più conosciuti tra quelli della tradizione culinaria thailandese. Si tratta di una preparazione a base di noodles (tagliolini) di riso saltati con verdure, tofu, uova, carne o pesce, germogli di soia, salsa di soia, salsa di tamarindo, colatura di alici, peperoncino e arachidi tostate.
Ci sono ovviamente diverse varianti del piatto ma questi sono grosso modo gli ingredienti principali proposti dalla maggior parte delle versioni.
Il pad Thai è uno dei cibi da strada per eccellenza ed è immancabile nei menù dei ristoranti tailandesi sia in patria che all’estero.
Ubiquitario per le strade della capitale e del resto del paese, il pad Thai non manca mai di attirare l’attenzione dei turisti.
È infatti un piatto gustoso e divertente da veder cucinare da mani agili ed esperte che in pochi minuti confezionano quello che viene considerato da molti uno dei cibi tipici thailandesi per eccellenza.
Fatte queste dovute premesse, colpirà il fatto che il pad Thai non è in realtà una preparazione di lunga tradizione ma è piuttosto una pura invenzione. Colpirà forse ancora di più sapere che il “DNA” del piatto è senz’altro più cinese che thailandese.
Pare infatti che il pad Thai sia stato introdotto e popolarizzato intorno alla fine degli anni 30 da Plaek Pibulsonggram, più noto come Pibun, che in quegli anni era primo ministro. L’intenzione era quella di dare alla Thailandia un piatto che contribuisse, insieme ad altre iniziative, a creare un senso di unità nazionale.
Sembra che sia stato addirittura proprio lui personalmente, in collaborazione con la moglie e altri membri della famiglia a perfezionare e standardizzare la ricetta originale.
Oltre alle motivazioni nazionalistiche c’erano però anche delle considerazioni di ordine pratico. Alla fine degli anni 30, infatti, il paese si trovava in una situazione economica difficile.
I noodles di riso sono un alimento economico e saziante. Accompagnati da verdure, uova e un po’ di carne o pesce, ecco che diventano anche gustosi e altamente nutrienti, svolgendo quindi l’importante funzione di sfamare la gente ad un costo accessibile (quasi) a tutti.
Da lì la decisione del governo di popolarizzarne le ricetta e di incoraggiare i venditori ambulanti a proporla ai propri clienti.
Ecco perché il pad Thai più che un piatto della tradizione thailandese è considerato una creazione gastronomica vera e propria.
Ma perché le sue origini sono più cinesi che tailandesi?
Semplicemente perché i noodles in sé sono di origine cinese e sono stati introdotti dalle migliaia di emigranti cinesi che si sono spostati nel sudest asiatico in epoche diverse.
D’altra parte basterebbe entrare in un ristorante cinese per rendersi conto che i noodles saltati con verdure, carne o pesce riempiono intere pagine di menù.
Lo stesso nome completo del piatto (kway teow pad Thai) suggerisce chiaramente l’origine cinese. Kway teow in cinese significa infatti noodles di riso!
E poi perché mai un piatto thailandese dovrebbe essere conosciuto proprio in terra patria come “Thai”?
Già questo indica chiaramente la volontà di enfatizzare (con un tono chiaramente retorico) la nazionalità del piatto e di distinguerlo dalle altre preparazioni a base di noodles saltati che sono tipiche della cucina cinese.
Che io sappia nessuno in Italia si è mai preoccupato di precisare “spaghetti al pomodoro italiani”, come nessuno in Austria ha mai specificato “Sachertorte viennese” perché sarebbe ridondante…
Sia come sia, è innegabile che l’esperimento “politico-dietetico” del ministro Pibun sia riuscito perfettamente e che il pad Thai abbia attecchito bene nella cultura gastronomica contemporanea del paese.
Non mi rimane quindi che augurare buon pad Thai a tutti e condividere un video di una venditrice ambulante di pad Thai all’opera.